Nato nel 1960, dopo aver conseguito la laurea in Economia a pieni voti e aver completato il suo percorso di studi accademici presso l’Università di Miami (U.S.A.), Massimo Perotti entra a far parte di Azimut S.p.A., di cui diventa dopo pochi anni Amministratore Delegato.
Nel 2005 acquisisce la quota maggioritaria dei Cantieri Navali Sanlorenzo Spa (che vengono rinominati Sanlorenzo Spa), diventandone Presidente ed Amministratore Delegato. Negli anni, le sue imbarcazioni raccolgono prestigiosi riconoscimenti, solo per citarne alcuni: nel 2007 lo Show Boats Design Award e due World Superyacht Award, nel 2008 nuovamente il World Superyacht Award, nel 2009 l’ADI Italian Innovation Award, nel 2011 il premio Barca dell’Anno, nel 2017 l’SX88 si aggiudica il World Yachts Trophy quale “barca più innovativa dell’anno”. Nel 2014 Sanlorenzo raggiunge il secondo posto nella classifica dei maggiori costruttori al mondo di imbarcazioni oltre i 24 metri, posizione che detiene fino al 2016.
Nel 2016 Massimo Perotti viene nominato “personalità dell’anno” dalla prestigiosa rivista internazionale “Yachts”.
Attualmente Massimo Perotti è Past President di UCINA Confindustria Nautica, Associazione di settore aderente a Confindustria che dal 1967 ha la rappresentanza istituzionale di tutta la filiera della nautica.
Non possiamo infine trascurare un importante traguardo raggiunto quest’anno: a giugno scorso Massimo Perotti è stato infatti nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Mattarella. Come noto, gli imprenditori insigniti di questa onorificenza rappresentano l’élite imprenditoriale del Paese ed il titolo di Cavaliere del Lavoro è un riconoscimento per i risultati raggiunti nell’attività di impresa, nella creazione di sviluppo e di posti di lavoro, ma soprattutto per l’impegno ad una responsabilità etica e sociale volta al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del Paese. L’onorificenza è stata appena consegnata il 30 novembre scorso dal Presidente della Repubblica nel corso di una solenne cerimonia svoltasi al Quirinale.
Domanda – È appena tornato da Roma ove il Presidente Mattarella le ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro: cosa significa per lei tale riconoscimento e come ha vissuto tale esperienza?
Questo è un riconoscimento importante perché i criteri di assegnazione prendono in considerazione non solo i risultati economici raggiunti ma anche, e soprattutto, il comportamento e l’etica dell’imprenditore nel corso della sua carriera. Durante gli anni della pesante crisi economica che ha colpito il mondo, ed in modo particolarmente pesante la nautica, ho fatto enormi sacrifici e sforzi per riuscire a mantenere inalterato il numero dei dipendenti, senza mai ricorrere a licenziamenti o Cassa integrazione e questa è, ad oggi, la mia più grande soddisfazione.
Ricevere dalla mani del Presidente della Repubblica questa onorificenza è stato particolarmente toccante, ancor di più perché è stato fatto alla presenza di altri imprenditori, già cavalieri, che hanno giocato un ruolo importante nella storia dell’economia italiana e mondiale.
Domanda – Quindi, anche in questi anni di crisi la sua azienda non è mai ricorsa alla cassa integrazione, non ha licenziato, anzi sta continuamente assumendo, ed il piano industriale 2017/20 prevede imponenti investimenti: come è riuscito a mantenere inalterati i livelli di fatturato e di personale?
I fattori che hanno contribuito al raggiungimento di tale importante obiettivo sono diversi.
Lavoro, impegno e sacrificio prima di tutto.
Dal punto di vista commerciale, invece, i clienti “storici” di Sanlorenzo non hanno abbandonato il cantiere e ci hanno permesso di far fronte ad un momento veramente molto difficile.
Un altro importante tassello che ci ha permesso di guardare avanti con ottimismo, è stata la creazione di nuove linee e l’espansione su mercati nuovi. Gli Explorer, il nuovo 52m dislocante, per arrivare alla nuova linea di prodotto “SX”, presentata in esclusiva mondiale all’ultimo Salone di Cannes (settembre 2017). Sì, c’è voluto grande coraggio per investire nonostante i tempi bui ma ero, e sono tuttora, sostenuto da collaboratori di notevole esperienza e capacità. E’ grazie a tutti loro se la mia azienda oggi ha raggiunto questi risultati.
E’ stato poi fondamentale uscire dalla nostra “comfort zone” geografica: i mercati storici di Sanlorenzo sono da sempre l’ Italia, il Mediterraneo, la Costa Azzurra, la Germania. Abbiamo capito che era importante rivolgersi anche ad altre aree, così sono nati i nostri “Brand Representatives” negli Stati Uniti, in Russia, in Asia Pacific, praticamente in tutto il mondo.
Ultimo fattore, ma certamente non meno importante, è stata l’acquisizione di nuove aree per poter costruire la barche più grandi in metallo. Abbiamo quindi acquisito i Cantieri San Marco a La Spezia, una splendida area sul mare (60.000 mq), con grandi piazzali, capannoni e banchine proprie. Questa è diventata la sede della nuova Divisione Superyacht che va ad affiancare la Divisione “Yacht” con siti produttivi a Massa e Viareggio.
Domanda – Quali capacità servono per gestire un’azienda?
A mio giudizio occorre avere:
- Capacità organizzativa;
- Saper mettere la persona giusta nel posto giusto
- Saper cogliere i cambiamenti della società e, conseguentemente, dei mercati, per adattare l’impresa ad un mondo in continua evoluzione senza però stravolgere la filosofia dell’azienda
- Avere capacità di leadership, cioè essere autorevole, il che è ben diverso dal comandare: essere leader significa avere la capacità di coinvolgere e motivare i propri collaboratori
- Capacità di comunicare. Nelle imprese di successo una corretta comunicazione, sia all’interno che all’esterno, costituisce un fondamentale fattore di crescita e di sviluppo
- Capacità di valutare i rischi.
Un fattore di rischio esiste sempre: quello che distingue un imprenditore di successo è la capacità di valutare correttamente l’entità del rischio e decidere le azioni da intraprendere di conseguenza
E una piccola dose di fortuna, quella non deve mancare.
Domanda – Con lo spostamento del centro lavorativo ormai lei vive in Liguria. Ma so che torna spesso a Pecetto Torinese e che verso Pecetto nutre un amore profondo. Oltre ai legami familiari, vi sono altri affetti o vincoli verso il nostro paese?
Pecetto è stata la mia prima “vera casa”. E’ il luogo dove sono cresciuti i miei figli, dove ho bellissimi ricordi. E’ il posto dove sono sempre felice di tornare perché è parte integrante della mia vita, della mia crescita come uomo e come imprenditore.
Domanda – Avendo girato il mondo, quali sono i difetti di Pecetto e quali sono i sogni che vorrebbe che si realizzino in questa città?
Mi piacerebbe vedere un paese più vivo, più dinamico. Quando ero più giovane, molti ragazzi venivano a Pecetto da Torino, ora non succede più.
I negozi chiudono, non esistono vere e proprie iniziative a favore dei giovani… Pecetto sta diventando opaco. Le autorità locali dovrebbero investire di più nel maquillage del paese. Le faccio un esempio: un solo albero di Natale illuminato, per quanto bello sia, dà un’idea di poca cura, di svogliatezza, di mancanza di volontà di investire sul paese. Ci vogliono luci, magari eventi organizzati in strada, musica. Occorre creare un clima di gioia ed entusiasmo, la rinascita del paese parte proprio da questo.
In estrema sintesi… manca energia e, purtroppo, le iniziative che vengono prese sono poche e sicuramente non sufficienti a dare la spinta per una nuova primavera di Pecetto.
Domanda – Vista la sua esperienza, quali consigli si sente di dare ai giovani e cosa pensa possa fare Pecetto per loro?
I giovani devono studiare, viaggiare, fare esperienza ma prima di tutto devono tirarsi su le maniche e lavorare sodo. Non esiste altro modo per riuscire a raggiugere dei buoni risultati.
Non è facile trovare la propria strada, bisogna essere capaci di prendere l’occasione al volo quando arriva. Non sempre il treno giusto passa due volte e quando passa bisogna avere il coraggio, la tenacia e la lungimiranza di prenderlo, anche se questo significa lasciarsi alle spalle la famiglia e gli amici.
Cosa potrebbe fare Pecetto per i giovani? Potrebbe, ad esempio, organizzare scambi interculturali, promuovere iniziative che stimolino gli interessi dei ragazzi: corsi di storia dell’arte, musica, sport. In Piemonte si respira storia italiana ad ogni angolo. Ci sono racconti affascinanti legati a tutto il periodo dei Savoia, luoghi nei quali è stato deciso il futuro dell’Italia. Per non parlare della realtà industriale di Torino.
Non mancano gli argomenti: quello che manca, mi sembra, è la volontà di stimolare i giovani per provare a far rinascere Pecetto.
Lascia un commento