di Alessandro Sampò.
Cointestare il conto corrente al coniuge o al figlio o a terzi è operazione molto diffusa della quale spesso, però, non si conoscono le conseguenze.
Sgomberiamo il campo da equivoci: qualora il conto corrente sia alimentato con denaro di entrambi i cointestatari, non si pongono particolari problemi.
Vero è che v’è la presunzione della titolarità al 50% ciascuno e se uno dei cointestatari contribuisce in misura maggiore è l’altro a beneficiarne: ma se si tratta, ad esempio, di coniugi, dei quali uno ha redditi considerevolmente più elevati rispetto all’altro, è il dovere di assistenza morale e materiale fra coniugi – evidentemente – ad avere la meglio. Continua a leggere