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Categoria: Salute (Pagina 2 di 11)

Le grand bluff

In un clima assai acceso giovedì 24 marzo u.s. si è svolto il Consiglio Comunale in occasione del quale il sindaco ha risposto all’interrogazione ed all’interpellanza che conoscete. Scriviamo solo ora poiché volevamo ricevere prima il verbale (molto sintetico) della discussione per esser il più possibile precisi, non polemici ed oggettivi. Ebbene, le risposte offerte ai quesiti hanno inevitabilmente richiamato il titolo del film Patrice Dally. Vediamo perché.

Interrogazione sul cd. Poliambulatorio

Il sindaco ha pienamente confermato tutti i nostri dubbi. Infatti, ha dichiarato quanto segue.

Il progetto in questione prevede di ubicare nel futuro cubo di cemento armato “i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, lo sportello del servizio socioassistenziale, un ambulatorio infermieristico ed il centro prelievi dell’AVIS”. In altre parole, il cosiddetto Poliambulatorio NON sarà affatto uno Spoke (come dichiarato il 17/11/2021 alla Chiesa dei Batù e come scritto sul Notiziario di Natale), NON sarà un centro di medicina di gruppo, NON sarà una Casa della Salute, NON sarà una Casa di Comunità.

Sarà solo un semplice sito ove saranno riuniti gli attuali studi dei medici di famiglia! Per i Pecettesi non cambierà alcunché poiché essi troveranno i loro medici di famiglia in tale sito anziché negli attuali studi medici. Nulla di più. Non saranno visitati dai medici presenti (come per le strutture di I e II livello) ma solo dai medici scelti, nei giorni e negli orari da loro stabiliti.

Quanto ai tempi di apertura della struttura, “gli orari saranno definiti in accordo con i medici, in ogni caso saranno garantiti periodi di apertura sia al mattino sia al pomeriggio”. Ovviamente rispettando gli orari (ed i giorni) già ora previsti dai medici di famiglia. Siamo quindi ben lontani dalle visioni che erano state prospettate (se il centro fosse stato veramente una Casa della Salute o uno Spoke), e cioè apertura 6 giorni su 7 e per 12 ore al giorno. Quindi, anche per gli orari nulla cambierà per i Pecettesi.

I servizi offerti dal futuro Poliambulatorio saranno né più né meno di quelli già ora offerti, poiché il sindaco ha confermato che non vi saranno i servizi indicati al capitolo 2, punto 2.3 del D.M. 2/4/2015 n. 70: “Il Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 [da noi richiamato] è intitolato “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, pertanto non ha nulla a che vedere con la struttura di cui stiamo trattando che non ha alcuna valenza ospedaliera. Peccato che il capitolo 2, punto 2.3 del DM 70/2015 si riferisce proprio agli Spoke, e cioè a quelle strutture che  lo stesso sindaco aveva richiamato il 17/11/2021. Si legga poi il Notiziario di Natale, a pag. 5: a firma di un Consigliere di Dimensione Paese a proposito del progetto in questione si legge che “la Direzione dell’ASL TO5 ha previsto l’accreditamento della struttura (che viene individuata con il termine di SPOKE) che verrà inserita nella rete sanitaria territoriale dell’ASL, con la presenza di Medici di Famiglia, servizio socio assistenziale, infermiera territoriale ed alcuni strumenti diagnostici“. Fermo che, come vedremo, non ci sono ancora accordi, è questa amministrazione che sino ad ieri ha pubblicizzato la struttura come Spoke… Salvo dire ora che non è vero.

Per vedere quali sarebbero stati i servizi obbligatori per uno Spoke clicca qui.

Questo minimale progetto sarebbe stato presentato ai nostri medici di famiglia, i quali (tutti) “hanno espresso parere favorevole”.  Attendiamo però dai medici espressa conferma, visto che sino ad oggi essi non hanno confermato tale affermazione. Anzi, ci risulta che almeno due dottoresse siano nettamente contrarie.

Quanto ad accordi con i medici e con l’ASL TO5… non vi sono accordi (nonostante quanto dichiarato il 17/11/2021 e sul Notiziario): “le questioni saranno affrontate nella fase di formalizzazione”.

Ebbene, per questo nebuloso ed ancora lacunoso progetto, per questo progetto che offre ai Pecettesi nulla di più di quanto già essi attualmente hanno, questa amministrazione ha intenzione di spendere € 1.300.000,00 (nota bene: preventivati, quindi sappiamo che il consuntivo sarà verosimilmente maggiore), contro i 130 mila euro spesi dal Comune di Cambiano ed i 190.000 euro di Revigliasco. Il tutto quasi interamente finanziato da un mutuo che impegnerà anche i nostri figli e nipoti. Non solo, ma si sposterà tutto il baricentro del paese al Piazzale delle Ciliegie, penalizzando il centro storico.

Non solo, ma ricordiamoci che la struttura prevede anche uno spazio multifunzionale: ci si augura che tale spazio non segua le sorti dell’Info Point, finito di costruire nel 2012, mai utilizzato e costato oltre 70 mila euro di denaro pubblico.

Nota di colore: per cercare di indorare la pillola e mitigare quanto avrebbe esposto, in apertura il sindaco ha chiamato il progetto Polo della Salute e del Benessere… E’ vero che le parole aprono cassetti emotivi ma la sfrontatezza qui è inaudita. Polo della Salute non esiste tecnicamente (nella legge). E cosa vuol dire “del Benessere“? Ci sarà anche una sauna…? Polo della Salute e del Benessere a fianco al cimitero…?

Anche se le risposte hanno pienamente confermato tutte le nostre perplessità, ovviamente ci siamo dichiarati molto insoddisfatti e le nostre iniziative non finiscono qui.

Interpellanza sulla Parrocchia

Vediamo ora le risposte offerte per la questione relativa alle discriminazioni fatte verso l’attuale Parrocchia.

In ordine ai motivi per i quali non è mai stato dato riscontro alle domande inoltrate da Mons. Marino Basso ai sensi e per gli effetti della L.R. 15/1989, il sindaco ha risposto che “nel periodo 2019/2021 la Parrocchia ha presentato, entro la scadenza del 31 ottobre, le domande che sono risultate ampiamente insufficienti rispetto a quanto previsto dalla legge” (sic). Per la domanda del 31/10/2021 era allegato solo un computo metrico ma mancava il progetto planivolumetrico. E poi la Parrocchia non ha mai trasmesso un atto di vincolo.

Alla domanda, quali sono stati i motivi per i quali non è mai stato previsto in bilancio un fondo speciale per le opere di straordinaria manutenzione, di restauro e di risanamento conservativo, di ristrutturazione e ampliamento progettate dalla Parrocchia ovvero accantonata una quota dei proventi derivanti dagli oneri per opere di urbanizzazione secondaria per gli interventi parrocchiali (come prevede la legge), il sindaco ha risposto che “la mancanza della presentazione di programmi pluriennali condivisi, come previsto dalla legge, impedisce ogni possibilità di programmazione”.

Alla domanda, quali sono stati i motivi per i quali non è più stato concesso alla Parrocchia di Pecetto Torinese neppure il contributo che veniva concesso prima del giugno 2014 e come invece deliberato in questi anni per altre associazioni, il sindaco ha risposto: “non risulta che sia stato concesso alcun contributo annuale, i contributi sono stati via via concessi a fronte di specifiche richieste, nell’ambito di un rapporto di collaborazione e condivisione tra l’autorità religiosa e l’autorità municipale”.

Infine, circa il presunto divieto di svolgere l’evento del Presepe Vivente nel Parco della Villa Sacro Cuore, il sindaco ha scaricato le responsabilità sulla Pro Loco (“la scelta è stata effettuata dalla Pro Loco”). Per quanto riguarda l’allontanamento dell’Associazione Giovani Anziani dalla Villa Sacro Cuore, il sindaco ha insistito sulla tesi che è stato il Parroco a mandarli via, non rinnovando la Convenzione.

Ebbene, di fronte a tali risposte abbiamo dichiarato di esser stati soddisfatti… poiché è così risultata palese la discriminazione fatta nei confronti dell’attuale Parroco. Infatti, prima della seduta consigliare avevamo fatto un accesso agli atti e così abbiamo avuto copia delle domande inoltrate dal Don Gianmario Negro negli ultimi 5 anni prima del 2014 nonché tutte le schede relative alle contribuzioni elargite dall’amministrazione (e cioè sempre Dimensione Paese) nel medesimo periodo.

Ebbene, le domande del precedente Parroco erano semplici lettere, una di 12 righe (due dedicate agli auguri di Buon Natale), quasi tutte prive di documenti… Due lettere hanno solo due preventivi… Alcune richieste furono per… la riparazione della campana (altro che programma pluriennale…). Una domanda data 10/12/2013, e cioè due mesi dopo la scadenza dei termini di legge.

E, a fronte di tali semplici richieste (anche prive di documenti), dal 2008 al 2013 l’amministrazione Pizzo ha elargito al vecchio Parroco complessivamente € 92.110,00. Dal 2014 ad oggi è stato elargito all’attuale Parroco: € 0,00. Direi che tutto si commenta da solo.

Purtroppo sia il sindaco sia il vice sindaco (Adriano Pizzo) non hanno smentito quanto dichiarato al giornalista del Corriere e pubblicato sul numero di venerdì 11 marzo, e cioè che questa amministrazione concede contributi solo a chi svolge attività che abbiano una ricaduta per la comunità… Come se le attività parrocchiali non avessero tali sbocchi.

Vi terremo aggiornati sulle future iniziative su questi temi.

Non è che sarà un Pollo della Salute?

Al Consiglio Comunale di giovedì 24 marzo 2022, alle ore 18,30, si discuterà ancora una volta del progetto del poliambulatorio.

Trascurando la sua infelice collocazione (a fianco del cimitero…), trascurando la sua infelice sagoma cubica e di cemento armato, la minoranza chiede un definitivo chiarimento dal sindaco, visto il turbinio di definizioni che questi da tempo sta offrendo a cittadini e giornali pur di realizzare il suo ecomostro.

Come è ben noto, nonostante i dubbi della maggioranza dei cittadini questa amministrazione sta portando avanti il progetto denominato (negli uffici) Ambulatorio o Poliambulatorio. Ai giornalisti il sindaco l’ha presentato come Polo della Salute o Casa della Salute. Alla Regione, per il PNRR, l’ha presentato come Casa della Salute. Alla riunione del 17/11/2021 sempre il sindaco ha parlato di Spoke ed anche sul Notiziario di Natale il progetto è stato definito Spoke.

Ebbene, non si fa una questione terminologica fine a se stessa ma si chiede una precisazione di sostanza: infatti, ogni termine citato (salvo Polo della Salute, che non esiste) ha un ben preciso significato normativo. Per ogni tipologia di struttura del tipo di quelle citate dal sindaco la legge PRETENDE certi requisiti.

Tanto per far capire, una Casa della Salute deve garantire una continuità assistenziale 7 giorni su 7 e per le 24 ore attraverso il lavoro in team con i medici di continuità assistenziale e di emergenza territoriale.

Uno Spoke, oltre ad esser aperto almeno sino alle 19 di sera 7 giorni su 7, deve eseguire tutti gli interventi previsti per l’ospedale sede di Pronto soccorso e svolgere funzioni di accettazione in emergenza urgenza per patologie di maggiore complessità, di osservazione breve intensiva e di medicina di urgenza. E’ previsto per servire un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti con un numero di accessi annui appropriati superiore a 45.000 e deve esser dotato delle strutture di cui al D.M. 70/2015, e cioè: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia (se prevista per numero di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (U.T.I.C.), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. Devono essere presenti o disponibili in rete h. 24 i Servizi di Radiologia almeno con Tomografia assiale computerizzata (T.A.C.) ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. Ecc.

Sarà così il Poliambulatorio che ha in mente il sindaco Filippa? Si direbbe di no, leggendo il progetto (clicca qui). In tale progetto, ad esempio, si può leggere che è prevista una chiusura dell’ambulatorio al massimo alle 14,00. E non sono previste tutte le strutture sovra citate.

Ma se è così, perché spendere allora oltre un milione e trecentomila euro, impegnando anche i nostri figli ed i  nostri nipoti per un mutuo di non si sa di quale durata? Se è così, allora forse i 12 siti scartati in centro potevano andare bene, costando meno (il Comune di Cambiano ha realizzato un simile aggregato di ambulatori in un edificio già esistente in centro e spendendo € 130.000,00 ed a Revigliasco si è speso € 190.000,00). Ma se è così, perché realizzare anche uno spazio multifunzionale, che rischia di stare chiuso come l’Info Point, mai utilizzato dal 2012 e costato 70 mila euro di denaro pubblico?

E’ fondamentale quindi che venga detto con chiarezza cosa si intende fare e quale esatta tipologia strutturale si intende realizzare.

Chi vuole leggere l’interrogazione con il preciso quadro normativo clicchi qui.

Non nel mio giardino. Ma non per egoismo…

Ieri Pecetto WebTv ha trasmesso una puntata straordinaria, tutta dedicata al tema della possibile localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi vicino a noi, e cioè a Carmagnola.

 

Il Decreto legislativo 15 febbraio 2010 n. 31 ha infatti previsto l’avvio di una procedura per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, e cioè di un Deposito ove poter sistemare i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti nel Paese, prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca.

Il Deposito Nazionale sarà costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari. Per comprendere di cosa stiamo parlando, 150 ettari corrispondono ad un’area 21 volte più grande della struttura del Lingotto Fiere. Più grande di tutta l’area del complesso ospedaliero delle Molinette. Un settimo di tutta l’area del Comune di Pecetto (che – come sappiamo – parte dal Colle della Maddalena ed arriva sino a Cambiano). Dei 150 ettari, 110 saranno dedicati al Deposito e 40 al Parco Tecnologico. All’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato verranno sistemati circa 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa attività.

In un’apposita area del deposito, sarà realizzato un complesso di edifici idoneo allo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività, che resteranno temporaneamente al Deposito, per poi essere sistemati definitivamente in un deposito geologico.

Anni or sono, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ora ISIN) ha messo a punto una Guida Tecnica (Guida Tecnica n. 29), Guida sulla base della quale la società SOGIN è stata incaricata a definire la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e cioè a localizzare possibili siti in Italia per ospitare il Deposito Nazionale. Nella trasmissione sono state dettagliati questi criteri.

Ebbene, con un ritardo di 6 anni solo ora – momento in cui si parla solo di Covid ed in cui non sono possibili assembramenti… – SOGIN ha ora definito la Carta Nazionale, individuando 67 possibili siti ove costruire l’imponente struttura e, dopo aver ricevuto il nulla osta dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, il 5 gennaio scorso ha reso pubblico il lavoro. 

Ebbene, tra questi siti vi è anche… Carmagnola.

La notizia è stata una doccia fredda per tutti, poiché tutto è stato fatto in gran segreto. Carmagnola è quindi subito partita con la sua battaglia, battaglia alla quale si sono uniti alcuni Comuni, come Poirino, Villastellone e Chieri.

Ieri, il Sindaco di Carmagnola (Ivana Gaveglio), il Sindaco di Poirino (Angelita Mollo) ed il Presidente della Fondazione di Comunità del Chierese (Daniele Tartaro) hanno fatto ben comprendere come la decisa contestazione non è frutto della sindrome di NIMBY (non nel mio giardino, ma in quello di un altro) ma si fonda su osservazioni tecniche (l’area carmagnolese ha falde acquifere, è soggetta a possibili alluvioni (come è successo nel 2016), è vicina a centrali elettriche, è densamente abitata, ecc. ecc.), osservazioni che si riflettono sulla dovuta attenzione verso la salute dei cittadini, dei loro figli e dei loro nipoti (lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi di tutta Italia è previsto per… 300 anni).

Non solo, ma gli ospiti hanno manifestato la loro profonda e gravissima preoccupazione verso tutto lo sviluppo del tessuto economico, turistico e culturale di tutta l’area del carmagnolese, del Pianalto, del chierese, ecc. Ricordiamo che accanto vi è anche il Roero. Un eventuale deposito nazionale di tutte le scorie radioattive a Carmagnola pregiudicherebbe in modo irrimediabile e disastroso tutta l’economia e lo sviluppo di tutta la nostra area. Pecetto compresa!

Il Sindaco di Carmagnola ha iniziato la battaglia, battaglia alla quale tutti noi ci siamo uniti. Sono nati comitati di raccolta firme ed i Consiglieri Alberto Del Noce e Monica Checchin hanno chiesto che anche il Comune di Pecetto Torinese presti la dovuta attenzione al problema e partecipi alla raccolta firme.

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha creato un tavolo fra le Regioni e chiederà a gran voce al Governo di prorogare i termini per le osservazioni delle Amministrazioni locali (già, perché per legge sono assegnati 60 giorni dal 5 gennaio, e cioè in pieno periodo di emergenza Covid) per eventuali osservazioni…). 

Vi terremo aggiornati.

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