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Anche a Pecetto punito il ceto medio

Si sono appena conclusi, a Roma, gli Stati Generali dei Commercialisti ed il Presidente nazionale, Dr. Miani, ha lanciato il seguente appello: “Giù le mani dal ceto medio“.

E’ stato fatto osservare che il regime fiscale attualmente in vigore schiaccia soprattutto coloro che hanno un reddito compreso tra i 28 ed i 55 mila euro l’anno. “Si tratta di una pressione fiscale iniqua e quasi insostenibile – ha accusato il Presidente -. Per chi dichiara tra i 28 ed i 55 mila euro l’aliquota marginale Irpef è al 38% e aggiungendo le addizionali si va ben al di sopra il 40% di pressione fiscale. A questi livelli siamo in presenza di una attività espropriativa del ceto medio“.

E cosa fa Pecetto? In relazione proprio all’addizionale Irpef il Consiglio Comunale del 26/11/2019 (unici contrari: Del Noce e Canonico) ha deliberato 

  • di aumentare la soglia di esenzione da Euro 7.500,00 a Euro 10.500
  • di aumentare tutte le aliquote da Euro 10.500,00 a Euro 75.000,00
  • di mantenere le medesime aliquote per i redditi superiori a Euro 75.000,00 (anche perché non è possibile superare la soglia massima di 0,80%…).

In altre parole, il ceto medio viene “punito” anche a Pecetto.

Per una corretta informazione

Non intendevo più intervenire sulla questione delle antenne per evitare polemiche. Poi siamo tutti in attesa del lavoro che da circa un anno sta svolgendo la magistratura (tra l’altro, l’ordinanza dell’11 novembre scorso emessa dal nostro Comune non è nata per caso ma è frutto di un invito ufficioso del magistrato che sta seguendo la pratica).

Tuttavia, alcune dichiarazioni comparse sia sul Notiziario comunale di dicembre sia sul Corriere di Chieri mi tirano per i capelli e mi costringono a fare alcune precisazioni affinché i cittadini abbiano una corretta informazione.

Sul Notiziario (a pag. 10), dopo aver esposto una parte della storia trentennale delle antenne il Sindaco conclude: “il Comune NON può ordinare la demolizione dei tralicci su cui sono posizionati i ripetitori stessi fino a quando gli stessi non siano stati riposizionati, salvo che venga superato il limite di esposizione di 20 V/m, cosa che fortunatamente non avviene, essendo i valori misurati molto vicini al limite di qualità di 6 V/m.”.  Tale affermazione non è corretta, e ciò per molteplici ragioni.

Innanzitutto, da anni i valori rilevati superano sempre i 6 v/m ed in alcuni luoghi persino il limite invalicabile dei 20 v/m. Non lo dico io ma l’ARPA. A tal fine pubblichiamo le comunicazioni pervenuteci da tale Ente il 10/4/2019 (prima della nostra ultima assemblea pubblica):

  • dal doc. 1 (pag. 19) emerge che nel Piazzale Faro della Vittoria, strada del Colle e strada della Vetta si sono registrati valori da 16,88 v/m a… 27,55 v/m (ex area parco giochi dei bambini). L’ARPA così conclude: “SUPERAMENTO LOCALE DEL LIMITE DI ESPOSIZIONE (20V/m)”. Non solo, ma a pag. 20 scrive “Si segnala che dovrà essere delimitato l’accesso all’area ex parco giochi al fine di non rendere accessibile alla popolazione”…
  • dal doc. 2 (pag. 7) l’ARPA ha rilevato in Strada della Vetta misure sino ai 10,38 v/m
  • dal doc. 3 l’ARPA ha rilevato in un’abitazione privata di Strada del Colle 42 un valore in veranda di 8,10 v/m

E si hanno molti altri documenti omogenei dell’ente pubblico.

 

 

 

 

 

 

 

Nell’articolo comparso il 24/1/2020 sul Corriere di Chieri (pag. 28) il Sindaco ha poi dichiarato che occorre evitare “gli sforamenti previsti dalla legge: 6 v/m in casa e 20 v/m all’aperto”. Ma la legge non fa differenza tra fuori e dentro casa. Il DPRC 8/7/2003, decreto attuativo della Legge Quadro del 2001, ha equiparato le aree frequentate dal pubblico alle abitazioni, imponendo lo stesso limite di campo elettrico (6 V/m). In ogni caso, dalle misurazioni dell’ARPA si può leggere che, ad es., nel soggiorno dell’abitazione sita al piano terzo dello stabile in Strada al Colle n. 40 si è registrato un valore di 9,20 v/m.

Fermo tutto ciò, occorre segnalare al lettore che il valore di 6 v/m non è un limite di qualità (come è stato dichiarato al giornale) bensì – secondo la terminologia anche della legge – un valore di attenzione… che è molto diverso. Il DPRC 8/7/2003 sovra citato ha abolito qualsiasi riferimento alla “qualità del servizio” (rimasto solo per Forze Armate e Forze di Polizia), concedendo così assoluta priorità alla tutela della salute umana ed ha disposto che l’attuazione della riduzione del campo a conformità (cioè entro i limiti prescritti) deve esser imposta non appena l’eccesso d’inquinamento risulti ufficialmente accertato, e ciò a prescindere dalla redazione di qualsiasi piano di bonifica ambientale oppure da esigenze di tutela della “qualità del servizio” (art. 5 e l’Allegato C).

Come hanno poi spiegato gli esperti venuti alle nostre assemblee pubbliche (esperti anche valorizzati dalla recentissima sentenza della Corte d’Appello di Torino, pubblicata su tutti i giornali, che ha confermato la tesi dell’Avv. Bertone e del Dr. Marinelli in ordine al danno elettromagnetico dei telefoni cellulari), il limite di attenzione è un limite che non rassicura affatto. In alcuni paesi europei il limite è stato recentemente ridotto a 2 v/m.

Infine, non ci stancheremo mai di ricordare che il decantato piano di risanamento (fermo da otto anni…), decantato come toccasana dal Sindaco nelle dichiarazioni rese al Corriere di Chieri, è un vero e proprio obbrobrio paesaggistico! Anche La Stampa nel 2017 pubblicò un articolo ove il giornalista denunciava che quanto ora si vorrebbe realizzare si traduce in tre torri alte 120 metri… E cioè esattamente torri alte come il grattacielo di Intesa Sanpaolo o della Regione, in una zona che è stata inserita tra i siti di importanza comunitaria come Riserva della Biosfera (UNESCO).

Per poi cosa ottenere? Lo stesso Ing. Giovannelli (perito che ha redatto il Piano di Risanamento) a pag. 43 della sua Relazione prevede una riduzione di… 0,5 v/m. Ma di che cosa stiamo parlando?

Per coloro che volessero rileggere la vera storia delle antenne, si richiama il Dossier che ha determinato la Procura della Repubblica ad aprire un’indagine che è tuttora in corso (clicca qui).

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