Nata il 20 luglio 1962, dopo gli studi scientifici nel marzo 1988 si laurea in economia e commercio a Torino e nel 1990 inizia la professione di dottore commercialista e di revisore contabile con proprio studio in Torino. Iscritta all’Albo dei Consulenti Tecnici dei Giudici come esperta in materia societaria e contabile, dal 1993 al 2016 è stata consulente del Tribunale di Torino per numerosi incarichi di curatore fallimentare. Da alcuni anni, come direttore amministrativo inizia ad occuparsi anche della clinica Casa di Cura San Luca a Pecetto fondata nel 1966 da suo padre, prof. Guglielmo Baracchi (notissimo cardiologo – endocrinologo e professore di semeiotica medica). La clinica pecettese è una moderna struttura polispecialistica.
Venuto purtroppo a mancare il Papà, ora Letizia è Presidente della clinica da ottobre 2016 e lavora full time in tale struttura.
Dopo l’esperienza come membro esperto nel Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza della Regione Piemonte (2001-2010) e come membro del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori in Piemonte Onlus (2005-2012), Letizia è attualmente membro del Consiglio Direttivo del Gruppo Sanità dell’Unione Industriali di Torino (di cui nel novembre 2014 è stata tra i fondatori), membro del direttivo regionale dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata AIOP e presidente di A.S.SA.S.I. (Associazione Strutture Sanitarie Socioassistenziali Indipendenti) costituita nel 2010.
Insieme ad altri amici è socio fondatore di F.O.R.M.A Onlus, Fondazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.
E’ orgogliosamente velista.
Domanda – Come è nata la clinica San Luca?
È nata da un sogno di mio padre. Quando ero piccola un giorno mi accompagnò nei boschi all’eremo e mi chiese: “Cosa vuoi che facciamo qui: un ospedale o una casa con i cavalli?”. Risposi ovviamente entusiasta per la casa con i cavalli e lui… costruì la clinica! La struttura sanitaria – realizzata da mio padre con alcuni suoi amici e colleghi – è stata inaugurata nel 1969. Completamente ristrutturata nel 2000, grazie ai suoi requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici è accreditata in fascia A dal Servizio Sanitario Nazionale per prestazioni con o senza ricovero in medicina e chirurgia. E’ una struttura sanitaria di 97 posti letto con due sale operatorie, che effettua 4000 interventi chirurgici/anno, di cui 2500 in chirurgia generale-addominale – bariatrica, 600 di trapianti cutanei per il trattamento del piede diabetico e delle grandi piaghe, 800 di chirurgia ginecologica. Nel 2015 l’indagine Programma Nazionale Esiti – che ha interessato tutti gli ospedali pubblici e privati italiani- elaborata da Agenas per il Ministero della Salute ha assegnato alla clinica il 6° miglior posto assoluto tra le migliori strutture sanitarie in Italia – e al primo in Piemonte – per gli interventi di colecistectomia laparoscopica (analisi del post-operatorio). Una grande soddisfazione per me, per mio padre e per tutti i nostri collaboratori!
Domanda – Come vi integrate con il Servizio sanitario nazionale?
Siamo parte integrante e dunque non sostitutiva, anche se dei circa 4000 interventi chirurgici all’anno, la nostra attività è al 99% rivolta ad utenti del SSN. Quindi, è una struttura pubblica a gestione privata con una attenzione particolare verso il paziente. La mia filosofia, che condivido con i miei collaboratori, è: comportiamoci come se dovessimo curare i nostri parenti e amici più cari.
Domanda – Come vi… frena il Servizio sanitario nazionale?
I freni sono duplici: nella burocrazia e nell’economia. Per il primo aspetto la burocrazia spesso è autoreferenziale e pone intoppi non solo a noi quanto alle possibilità di sviluppo dell’attività in favore degli utenti. Il nostro gruppo vorrebbe fare investimenti anche importanti ma la burocrazia sanitaria frena ogni iniziativa, almeno al nostro gruppo. Pensa che è ben da cinque anni che attendiamo il parere dell’Assessorato regionale per poter dotarci di TAC, fatto inspiegabile poiché la nostra iniziativa non sarebbe un costo aggiunto per la Regione né per il SSR. Quanto all’aspetto economico, fai solo conto che l’ASL deve ancora pagare a casa di Cura San Luca il saldo del 2013, una parte del 2014 e del 2015 per oltre 1.770.000,00 euro. Se fossero state prestazioni erogate per pazienti residenti in altre regioni Le avrebbero già pagate, ma, visto che si tratta di prestazioni rese a cittadini piemontesi, siamo in causa: non lo trovi assurdo ? Ci hanno ridotto in questi anni anche le prestazioni ambulatoriali, eppure sui quotidiani si legge di lunghissime liste di attesa. Allora mi chiedo e ti chiedo: ma che senso ha? Per sopperire alle esigenze dei pazienti, considerato il numero limitato di prestazioni ambulatoriali SSR abbiamo proposto tariffe private basse accessibili. Un esempio? Colonscopia privata a € 160,00 (+ esame istologico a necessità) perché è un esame salva vita.
Domanda – Tra i tagli imposti dalla Regione alle strutture convenzionate e l’arrivo di colossi “stranieri” come Gruppo Villa Maria e Humanitas (gruppo lombardo che possiede tra l’altro la clinica Cellini, la Fornaca l’ospedale Gradenigo) come si riesce a muovere la Clinica San Luca?
Casa di Cura San Luca dispone di 97 posti letto, due sale operatorie e poliambulatorio, ed effettua 4000 interventi all’anno: il numero di attività chirurgica è quello di un ospedale pubblico. Inoltre dal 2012 – tramite la società controllata Policlinico San Luca- gestiamo a Carmagnola il LISA Ambulatorio Polispecialisto e Day Surgery, dove vengono effettuati circa 1800 interventi oculistici e altri 600 piccoli interventi di ortopedia-ginecologia – chirurgia generale. Il Gruppo San Luca conta circa duecento addetti. Non temiamo la concorrenza dei grandi gruppi che hai citato e considerato l’altissimo numero di pazienti piemontesi che si rivolgono al SSR lombardo è pensabile ed auspicabile un aumento dell’attività per tutti gli erogatori privati nei prossimi anni, proprio per ridurre la forte mobilità passiva dei pazienti verso altre regioni. Una concorrenza armonica tra più erogatori privati nell’ottica del miglioramento continuo non potrebbe che portare beneficio ai pazienti.
Domanda – Quali sono i difetti di Pecetto e quali sono i sogni che vorresti che si realizzino in questa città?
Non penso mai ai difetti. Mi piacerebbe che ci fosse maggior spazio destinato gratuitamente alla convivialità tra le persone ed i giovani, non solo ai fini sportivi. Ad esempio la zona di fronte alla scalinata della chiesa se invece che essere adibita a parcheggi – per la carità utilissimi – fosse invece lasciata a zona pedonale con più panchine magari ombreggiate o riparate dalla pioggia e qualche fioriera, potrebbe essere una bella location, anche collegabile con il giardino soprastante. Un luogo laico, aperto dove le persone possano parlare. Un posto di tutti e per tutti.
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