di Alberto Del Noce
Leggo su Il Corriere di Chieri di venerdì 8 dicembre un’interessante intervista con il Comandante della nostra Polizia Locale, soddisfatto per l’elevazione del limite di velocità a 60 km/h sulla Strada Chieri. Leggo che si sarebbe voluto un limite più alto. Ebbene, la notizia mi reso felice poiché ciò sta a significare che anche il Comandante è passato dalla nostra parte.
Proprio sul primo numero autonomo de Il Picchio (n. 1 – ottobre / novembre 2016) avevo raccontato la controversia insorta prima con il Comune e poi con la Città Metropolitana circa la presunta irregolarità della segnaletica, controversia che si è risolta in favore della legalità dal momento che, dopo la mia denuncia, l’ex Provincia ha modificato la cartellonistica nell’area nord della città. Ora è stata modificata anche la segnaletica su Strada Chieri.
Su un punto ho visioni diverse, e cioè che le multe “non sono un mezzo per fare cassa ma servono per aumentare la sicurezza di tutti” (ovviamente ci si riferisce alla sicurezza stradale e non a quella personale). Se ciò fosse vero, perché allora i vecchi radar (dichiarati irregolari dal Giudice) non erano posti davanti alle scuole ma all’uscita dal paese ed in discesa? Per tutelare la sicurezza dei cavalli del vicino maneggio? In altri paesi si utilizzano dissuasori più idonei e meno costosi. Devo nuovamente ricordare ai lettori che con le nuove norme contabili le sole risorse che il Comune (ogni Comune) può trattenere sono quelle derivanti dalle sanzioni stradali e dagli oneri di urbanizzazione. E chiunque potrà verificare dai documenti di bilancio che fino all’anno scorso il nostro Comune ha incassato ogni anno circa mezzo milione di euro e che solo circa il 20% è stato destinato al miglioramento della segnaletica ed alla manutenzione stradale. Il resto è stato accantonato per la Provincia o per finanziare tutto il meccanismo volto ad erogare le sanzioni.
La legge deve esser rispettata e le regole sono importanti poiché, se non ci fossero, ci sarebbe il caos ed ognuno farebbe ciò che più gli è comodo, anche a dispetto degli altri. Ma attenzione: quando le regole diventano pervasive, eccessive e poco comprensibili si arriva all’abuso del diritto. Anche la Suprema Corte di Cassazione ha recentemente confermato che la legittimità rischia di limitarsi ad un mero formalismo e, fatto ben più grave, a non significare più giustizia.
Le parole hanno un peso, ben più importante di quanto uno possa pensare. Nell’attuale società frenetica e spesso superficiale si fanno proclami in nome di principi e valori, parlando più alla pancia della gente che alla loro testa. Scusandomi per la riduzione in pillole, legittimità (che significa quanto mi spetta secondo la legge) non corrisponde necessariamente alla giustizia (che significa quanto mi spetta secondo principi etici, ecc.). Giustizia invece non esiste senza libertà. Come hanno scritto Zagrebelsky e Cardinal Martini “giustizia e libertà sono esigenze esistenziali. Una non può fare a meno dell’altra: non c’è giustizia senza libertà e non c’è libertà senza una giustizia che meriti di esser perseguita”. Ma la libertà confligge con la sicurezza: più c’è sicurezza meno spazio ha la libertà. Molto difficile è l’equilibrio.
Riflettiamo quindi attentamente quando ci viene chiesto di approvare situazioni, regole o comportamenti giustificandoli con la nostra sicurezza o legalità: pesiamo sempre il prezzo di queste richieste e confrontiamole con l’irrinunciabile esigenza di garantire il minimo grado di libertà per noi vitale.
Ed allora, mi va bene un semaforo per avere sicurezza (evitare i tamponamenti, ecc.) e sacrifico volentieri una fetta della mia libertà di movimento. Ma quando per un errore o per errate valutazioni o per errate decisioni mi viene imposto un limite ingiustificato e che nessuno riesce a rispettare (compresi ciclisti e l’auto della Polizia), possiamo sempre parlare di disposizioni che (come mi è anche stato contestato) tutelano la “sicurezza e la legalità”?
Anche Gandhi scrisse: “non vale la pena di avere la libertà se non si ha anche la libertà di sbagliare”. La fortuna è che, anche quest’anno, Babbo Natale non rischierà di esser sanzionato dallo scout speed, perché questo strumento non riesce a leggere le targhe anche in cielo.
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