Ovvero riflessioni a cuore aperto su come sopravvivere a 3 figli discoli, un marito super-impegnato, 2 cani pasticcioni ed un lavoro a tempo pieno.

di Adele Ghigo

Quando mio marito ed io, ormai 8 anni or sono, decidemmo di trasferirci a Pecetto con una figlia piccola ed i nostri due quadrupedi,  la prima cosa che notai fu il numero di bambini per famiglia:     i cosiddetti “figli unici” erano praticamente inesistenti ed in ogni famiglia si vedevano almeno 2 – 3, a volte 4, bambini.

Tralasciando  i goffi commenti sulla carenza di piccoli e grandi schermi televisivi, il nostro primo, spontaneo pensiero fu: “oh.. che isola felice.. si vede che qui è più semplice che in città.., ci saranno più servizi, più aiuti, più facilità nel vivere..”

Poi gli anni sono passati, ed anche noi, come famiglia, abbiamo contribuito alla “peculiarità” di Pecetto, incrementando la popolazione infantile con ben 3 bimbi.. ma , ahimè, di quell’immediato, spontaneo pensiero non molto ci è rimasto in mente, e qualche “riflessione” risulterebbe d’obbligo..

Mantengo felicemente inalterata la lieta  visione  sul fronte dei rapporti umani: trattandosi di un’enclave di piccole dimensioni, di norma i bimbi frequentano lo stesso asilo, la stessa scuola, le medesime attività pomeridiane, dando origine involontariamente ad una sorta di “clan “ allargato ai fratelli, che rimane inalterato negli anni,  dove amicizia, affiatamento e cameratismo si cementano durante tutta la loro crescita. Naturale conseguenza di ciò, è il parallelo venirsi a creare di una “rete di sostegno” tra mamme, compagne di “s-venture”, che reciprocamente si aiutano nel provvedere, sostenere e supportare le quotidiane necessità di un esercito di bambini.

A mio parere, questo è l’aspetto più importante, che costituisce il vero valore aggiunto del vivere in un paese come il nostro, ma sarebbe bello potesse essere supportato da una vera politica a sostegno della famiglia e delle sue esigenze.

Molte mamme, come la sottoscritta, non rientrano in quel fortunato ed invidiato  gruppo  che non lavora fuori casa e che può occuparsi dei figli con relativa tranquillità. Io e mio marito lavoriamo fuori  tutto il giorno, per ovvia necessità di una normale vita “senza aiuti dal cielo”, dove per “aiuti dal cielo” intendo genitori-parenti che ti regalano-cedono l’abitazione o l’auto, nonni-zii che ti guardano i figli, e altri agrèments vari..  Non è difficile immaginare il peso economico di crescere e mantenere 3 figli, pagare un mutuo per una casa a Pecetto (acquistata quando le quotazioni erano altissime),le macchine, la baby sitter perché i bimbi escono presto da scuola e tu sei ancora  a lavorare.., ecc. ecc..

Per una famiglia che non può contare su aiuti esterni tutto questo è molto impegnativo..

Consideriamo che la vita di  una mamma è già di per sé faticosa.. diventa spesso frenetica  per una mamma lavoratrice  durante l’anno scolastico: io stessa dovendo entrare in ufficio ad un orario preciso (la famigerata timbratrice),  inizio a correre immediatamente  e, con il supporto di mio marito, a “pungolare” gli infanti non appena, ahimè,  aprono gli occhi.. “forza..ragazzi..giù dal letto..dai,  lavatevi bene la faccia (..tu non ti sei lavato, si vede, torna indietro..), vestitevi (non si discute al mattino, abbiamo detto 100 volte che solo la sera c’è facoltà di contraddittorio sull’abbigliamento), colazioneeee  (niente TV, se no’ entrate alle 10), vestizione (si può sapere perché il berretto è sempre irreperibile??) e poi giù in macchina, con un veloce conto: 3 cartelle,+ 1 borsa nuoto, + 1 borsa atletica, +.. ma le merende le avete prese?? Nooooooo……torna indietro…” . Va beh.. direi che il tenore è palese..

Poi, durante il giorno, tra una riunione, venti  telefonate e una serie infinita di  file aperti sul pc, bisogna tenere d’occhio le CHAT  delle varie attività: quest’anno noi siamo arrivati a SETTE! (3 delle classi scolastiche, più  scacchi, catechismo e attività sportive varie..), tutte quotidianamente attive.., non ce la posso fare e comincio a perdere qualche passaggio nelle varie comunicazioni.

Immancabili arrivano poi le festicciole.. sommo gaudio dei fanciulli e  periodico, uggioso assillo per le mamme accompagnatrici.. tutto normale, se non che, per noi, su tre classi, cominciano ad essere una cinquantina all’anno che, spalmate sui 9 mesi scolastici, fanno almeno 5 feste al mese.. “Aiutoo.. come si fa?  O si diventa i “migliori clienti” del  Toys Center di turno o cerchiamo di lanciare la moda delle “feste di gruppo” per sopravvivere.

E quando alla fine, la nostra mamma in questione, tentando di uscire indenne da tutte le traversie con quel poco che le resta di senno, si ritrova a percorrere, trafelata, le strade tra Torino, Pecetto, Chieri e Cambiano in veste di autista dei figli, per tutte le attività ludiche  e sportive (che a Pecetto quasi non esistono), ecco che, in suo poderoso aiuto, trova ben SETTE vigili del Comune di Pecetto (un record fra i Comuni limitrofi!), che le appioppano subito una bella multa, facendola passare per Niky Lauda e facendole venire voglia di scodellare tutta la ciurma urlante direttamente sul cofano della famigerata “Sedici”..   Ma al mattino invece, (e perdonatemi un briciolo di causticità), quando invece incrociano i vetusti trattori con targa del 1965, senza fari, con rimorchi sgangherati e con uno scarico che farebbe inorridire i controllori delle famigerate “polveri sottili”, tutto sembra perfetto…, lì la prevenzione sulla circolazione non vale.

Ebbene, tralasciando le amenità, penso che sarebbe stato bello poter completare quel quadretto di paese “family friend” che avevamo intravisto, e che avevo anche letto fra i buoni propositi in campagna elettorale da chi ci governa, con un welfare pubblico, di matrice civica e comunale che veramente fosse improntato sull’aiuto alle famiglie ( non dimentichiamoci che a Pecetto paghiamo tasse di tutto rispetto ma agevolazioni per i figli a carico, manco a parlarne, giusto per dirne una).

Dove si potrebbe venire in aiuto? Un esempio tra tanti: la scuola materna (posso scrivere perché ormai il nostro conto è stato pagato, come quello di coloro che ci hanno preceduto).  Vi sembra normale che un comune con 4000 abitanti non abbia mai avuto un asilo comunale? Premetto che la scuola materna parificata esistente a Pecetto, dove i miei figli sono stati accuditi ed educati con amore e dedizione, funziona benissimo (e così mi viene riferito anche per l’altra struttura privata esistente), ma perché, a questo punto, non renderla “scuola materna di paese”, con un contributo VERO dell’amministrazione comunale, che vada realmente a favore dei bambini pecettesi e lasciare che le famiglie deliberatamente possano scegliere fra pubblico e privato?  Noi, con 3 figli, in 3 anni ciascuno, abbiamo sborsato alla struttura qualcosa come 24.000 Euro. Considerato che la scuola materna a Pecetto è frequentata da bambini provenienti anche da altri Comuni, non sarebbe auspicabile una diversificazione delle rette in base alla cittadinanza, come già avviene altrove? Con un contributo del Comune, i bimbi risiedenti a Pecetto potrebbero almeno beneficiare di una retta più bassa, di una agevolazione per chi ha più di un figlio, che non sia solo il simbolico sconto di 20,00 €  concesso in camera caritatis .

Potrei aggiungere anche l’esempio dell’Estate Ragazzi, che a Pecetto esiste unicamente per due settimane all’anno, ed esclusivamente per la buona volontà dei ragazzi dell’oratorio e l’aiuto encomiabile di alcune “sante” mamme volenterose. Ma cosa sono 15 giorni su un’estate intera per chi lavora? E’ vero, ci sono attività esterne, nei vari circoli/aziende agricole, ma a costi che non scendono sotto i 100 euro a bambino a settimana; chiedo allora a voi lettori: è possibile spendere 1200/1500 Euro al mese per impegnare i figli durante l’estate?

Come mai l’amministrazione comunale non può seguire l’esempio dei comuni limitrofi, istituendo un servizio di Estate Ragazzi a prezzi ragionevoli, con il supporto magari delle cooperative di animatori che già collaborano con la scuola? Forse dobbiamo pensare che Pecetto debba essere un paese per “ricchi”? Ma ricchi di cosa? Di servizi, di attività, di iniziative, o ricchi solo per pagare l’obolo nei vari balzelli ai quali mensilmente si deve provvedere? Io non vorrei pensare questo..

Vengono costruite abitazioni in edilizia convenzionata, ma  poi ci facciamo mancare i “servizi convenzionati” su quasi tutti i fronti.

Come si può asserire che si viene in supporto alle famiglie quando già solo il banale pagamento della mensa scolastica.. è difficoltoso? Da liquidare  nella “pasticceria” del paese ( e “ancora grazie” che si è offerta di farlo), con un bancomat che funziona a giorni alterni, e prima ancora in un negozio di abbigliamento..  Ora sembra che il servizio sia stato appaltato esternamente: “Deo gratias”, forse finalmente negli uffici comunali  hanno recepito che il XXI secolo è iniziato da quasi 18 anni? E’ possibile che in tutti questi anni non si sia potuto predisporre un semplicissimo BONIFICO come strumento di pagamento? E perché appaltarlo ora esternamente? (eppure mi sembra che le fila di dipendenti comunali nel nostro Comune siano nutrite).

Fa tutto parte di quelle politiche di welfare da declinare nei diversi ambiti e per diverse fasce di cittadinanza. Io vivo una “vita da mamma” e le problematiche che posso riportare rimandano a quell’ambito, ma il discorso riguarda tutti.

Saremo veramente felici se un’attenzione maggiore venisse posta a facilitare la vita a coloro che ogni giorno vivono in questo paese, a chi “ci si è trovato”, ma anche a chi lo ha proprio scelto come “nido” per la propria famiglia, credendoci davvero, e auspicando sinceramente la realizzazione di quell’”isola felice”, dove tutti, in cuor nostro, vorremmo abitare.

Non sempre le cose sono impossibili come ci viene spesso detto. Può darsi che non siano semplici,  ma – cito testualmente – “difficile non significa  impossibile: significa solo che bisogna darsi da fare”..

Quindi, suvvia, chi deve, chi ha scelto il mestiere di amministrare e lo esercita da innumerevoli anni, non trovi scuse e lo faccia per cortesia con un occhio più attento.